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Sanità al lavoro (ibrido)

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Sono troppi i luoghi comuni che riguardano le nuove tipologie di lavoro ibrido o remoto. Tralasciando quelle più fantozziane, resta per molti radicata la convinzione che le modalità lavorative agili siano per lo più emergenziali e poco adatte a settori come la sanità, dove per molti lavoratori la presenza fisica e il contatto umano sono imprescindibili, legati alle visite al paziente e alla presenza rassicurante di medici e infermieri.

La realtà che si delinea ha però un aspetto diverso. Perché tutto il comparto della salute non solo è alla continua ricerca di ecosistemi sanitari più intelligenti, ne ha bisogno.

I motivi, per gli esperti di Cisco, sono da ricercare nell’invecchiamento della popolazione e nella cronica carenza di personale sanitario, trend destinati a crescere e, insieme, a modificare i fondamentali del settore.

In sostanza, in Italia dobbiamo prepararci, parafrasando il film dei Fratelli Cohen, a essere un paese per vecchi. Con più pazienti che necessiteranno di assistenza trasversale e sicura. Con la possibilità di offrire un monitoraggio continuo. Con un bisogno vitale di moltiplicare i contatti con medici e strutture. Una bella sfida per manager e coordinatori che non possono restare fermi alle vecchie routine organizzative.

Ma il mondo è digitale. E lo è anche quello sanitario.

Il digitale sta supportando i cambiamenti nell’industria medicale e nella ricerca scientifica con molte startup della digital health in piena espansione anche in Italia. L’innovazione si spinge nel campo della diagnosi, della cura e della prevenzione delle malattie. E nel campo del lavoro.

C’è poi il contesto internazionale: la crisi energetica e le politiche di riduzione dell’inquinamento impongono di introdurre politiche del lavoro agile strutturali anche in futuro. Perché adatte a calmierare il caro bollette e a consentire di centrare gli obiettivi di sostenibilità digitale.

E tra le soluzioni di remote working, l’ibrido sembra aver già rivelato grandi opportunità: performance aziendali, riduzioni dei costi.

A sostenerlo anche il report dell’Istat, secondo cui la capacità produttiva nel periodo dell’utilizzo del lavoro ibrido è aumentata anche per il settore della sanità.

Ma il mondo è fatto di persone. E delle loro vite.

Sanità e lavoro ibrido

Operatori, medici, infermieri. Dietro i loro camici ci sono i timori e le aspettative di una vita personale e professionale migliore. Si tratta finalmente di poter stare più tempo con i propri figli, di mantenere buone relazioni con i colleghi e riuscire a curare i pazienti nel modo migliore.

Capire gli operatori sanitari e tenere il passo con le loro nuove aspettative di benessere sarà un elemento chiave per far funzionare definitivamente un modello di lavoro ibrido.

Per le organizzazioni sanitarie quali saranno loro le sfide per i prossimi mesi? Per gli operatori: potranno tutti davvero ricorrere al lavoro ibrido?

Fotografie dall’Italia

I risultati della ricerca della Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) condotto in collaborazione con l’Istituto Europeo di Neurosistemica (IEN), hanno mostrano il successo produttivo dell’esperienza di remote working e di telelavoro effettuata durante e dopo la pandemia. In particolare, la ricerca ha anche evidenziato un generale gradimento del nuovo modo di lavorare da parte degli operatori sanitari.

In ambito sanitario e sociosanitario, anche il già citato report dell’Istat, ha registrato un miglioramento generalizzato degli effetti percepiti dell’utilizzo di forme di lavoro agile. Altri dati simili risultano sulle tendenze di Google Job. Il desiderio di lavori da remoto è in crescita ovunque e anche ipazienti sembrano sempre più interessati a soluzioni sanitarie che si avvalgono di tecnologie di “contatto a distanza”.

Da queste ricerche, gli hybrid worker – quelli che oltre alla possibilità di lavorare da remoto, lavorano anche in sede – comunicano livelli di benessere più elevati di chi lavora solo in sede o di chi lavora solo da remoto.

E quindi, cosa limita il loro pieno sviluppo?

I freni al lavoro ibrido nella sanità

Siamo partiti col dire che la cultura organizzativa di molte aziende sanitarie privilegia il lavoro in presenza e percepisce le modalità ibride ancora come soluzione di emergenza. Siamo tutti d’accordo che, in ogni caso, la visita in presenza resta quasi sempre la soluzione migliore. Ma questo aspetto non è l’unico ostacolo allo sviluppo del lavoro ibrido nel sistema sanitario.

Il progresso digitale porta le sue complicazioni. Come pure la sovrabbondanza di dati da gestire. E la digitalizzazione della sanità e la preparazione delle sue strutture, seppur in rapida crescita, appaiono ancora spesso solo di facciata.

Per gli esperti, riuniti al HTE MedTech FUTURES Conference 2023, permangono ancora fattori di resistenza al lavoro ibrido:

  • La mancanza di comunicazione. Non sempre scatta la collaborazione tra i membri del team. Questo aspetto può portare a scadenze mancate, confusione e diminuzione della produttività.
  • Una tecnologia complessa. Le prestazioni eseguite in remoto conservano spesso la stessa macchinosità di quelle eseguite in era analogica. Le competenze digitali dei professionisti sanitari appaiono oggi insufficienti.
  • Una notevole quantità di dati. L’accesso e la gestione dei dati non sono facili. E gli operatori sanitari, già sotto pressione, hanno bisogno di strumenti che possano semplificare il lavoro e semplificare la gestione dei pazienti. 
  • Gli attacchi informatici. Con l’aumento del lavoro da remoto, aumentano i rischi di attacchi ai sistemi di backup e di protezione dei dati. Ciò è dovuto all’estensione del perimetro aziendale. Ne avevamo già parlato in un precedente articolo.

Insomma, le criticità non mancano.

Spinte costruttive al lavoro ibrido nella sanità

Nonostante il processo di digitalizzazione del sistema sanitario sia ancora frammentato e disomogeneo, in alcune realtà si stanno mettono a punto politiche per rendere stabile il lavoro ibrido, trasformandolo, in alcuni casi, in un nuovo modello organizzativo per consentire ai medici di incontrare i pazienti ovunque si trovino.

È chiaro che non si tratta propriamente di visite mediche che, con tutta probabilità, avrebbero bisogno di un di uno sguardo, di una pacca consolatoria e di una stretta di mano, difficilmente replicabili in video. Ma per alcune modalità di colloquio, in cui non sia strettamente necessaria una visita dal vivo, si tratta di soluzioni vantaggiose.

Walter Ricciardi, professore e presidente del Mission Board for Cancer dell’Unione Europea ha affermato ai margini dell’evento Innovare e investire in Sanità che: “Gli anziani con malattie croniche possono trarre particolare beneficio dalla digitalizzazione”.

Infatti, il lavoro ibrido non crea vantaggi solo per il benessere del personale, diminuendo lo stress e il tempo per raggiungere il posto di lavoro. La tecnologia per i servizi di accesso digitali self-service e l’assistenza sanitaria virtuale, disponibili sempre e ovunque, migliorano anche l’esperienza dei pazienti.

Tornando alle parole di Ricciardi: “Il monitoraggio e il follow-up digitali per persone affette da patologie come diabete o malattie cardiovascolari possono portare a pazienti seguiti meglio, con risultati sanitari complessivamente migliori”.

 Tecnologie agili per la Sanità

La tecnologia attuale offre nuove prospettive. Gli operatori sanitari possono seguire meglio i propri pazienti utilizzando il monitoraggio da remoto e, contemporaneamente, ridurre il proprio carico burocratico.

Attualmente ci sono una suite di strumenti flessibili e inclusivi al servizio del lavoro ibrido. Collegano personale clinico e amministrativo e consentono la collaborazione remota tra medici negli uffici. Sono anche in grado offrire esperienze digitali personalizzate e self-service ai pazienti.

Vediamoli.

Il Cloud Computing per l’accesso ai dati

Aumenta l’integrazione tra sistemi sanitari e garantisce l’accesso ai dati e la possibilità di fare analisi rapide e approfondite. Si ottengono così servizi ad alta prestazione senza vincoli fisici. Questa tecnologia sembra ormai indispensabile per utilizzare le nuove soluzioni introdotte in questi anni (Ricette e cartella cliniche elettroniche, FSE, referti online).

La Telemedicina

Tra i vantaggi della telemedicina c’è sicuramente quello di evitare spostamenti se non strettamente necessari, scambiarsi documenti in modo veloce e avere un riscontro più rapido dal medico, soprattutto per quei pazienti con malattie croniche, che necessitano di continui controlli.

Il ruolo delle app per continuare la cura a casa

Ce ne sono diverse. Consentono ai pazienti di rimanere in contatto con i loro medici. Le aziende sanitarie possono utilizzarle per permettere ai pazienti di registrare facilmente i propri dati sanitari e di condividerli con chi si occupa della loro assistenza.

Le visite aumentate

Grazie alla realtà aumentata, il medico potrà in futuro avere, all’interno del suo campo visivo, tutti i dati che riguardano il paziente, senza doverli andare a cercare sul suo computer. In questo campo però siamo solo all’inizio.

Un futuro più ibrido

Con poche eccezioni, il lavoro ibrido oggi è stato adottato in molti settore e categorie professionali grazie proprio alla sua duttilità. Perché non esiste una sola tipologia di lavoro agile.

E infatti, nell’era della Sanità 4.0, non sembra ancora esistere una sola risposta alla domanda: qual è la migliore sistemazione sul posto di lavoro: di persona, remota o ibrida?

Si tratta di equilibrio.

Lavorare da remoto comporta la necessità di trovare equilibri, di costruire nuove competenze, di definire una nuova modalità di organizzazione del lavoro. La salute diventa un percorso personalizzato, integrato.

Su questo modello virtuoso di lavoro si deve costruire una nuova offerta di sanità digitale, componendo servizi secondo una nuova logica di interazione e adottando le tecnologie giuste.

Machine learning, AI, soluzioni IoT, smart watch, multicanalità e teleassistenza sono tra i paradigmi da cui partire per costruire un’efficace relazione tra medici e pazienti, ovunque si trovino.

Il futuro potrebbe essere completamente ibrido. Le nuove tecnologie sono strumenti centrali, ma sempre se si consente agli operatori sanitari e ai pazienti di trovare ciò che funziona meglio per loro. 

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