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Perché il lavoro ibrido diventerà la modalità di lavoro principale

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Il lavoro ibrido c’è e possiamo definitivamente considerarlo come “installato”. Detto in un altro modo, è qui per rimanere, non è una soluzione temporanea, ma una vera e propria modalità che ha cambiato i paradigmi della giornata lavorativa.

Se durante il picco della pandemia abbiamo imparato ad utilizzare la tecnologia per non perdere il contatto con colleghi, amici e parenti, ora abbiamo scoperto che la flessibilità è un modello che funziona e che conviene.

Sono quelle “piccole” rivoluzioni che introducono grandi cambiamenti, quantomeno per quelli che li sanno cogliere.

L’evoluzione dell’ufficio

Storicamente l’ufficio è il posto dove il lavoro succede, dove si concretizza. Quando è scoppiata la pandemia i titolari delle piccole e medie imprese, ma anche i CDA di quelle più grandi, hanno visto in faccia le loro più grandi paure, ovvero: le persone avrebbero potuto approfittare della situazione e avrebbero trovato la strada spianata per “sparire” dalla scena lavorativa, minimizzando sia impegno che resa.

Ma le cose sono andate diversamente: dai alle persone la possibilità di dimostrare che possono essere responsabili e loro lo saranno.

È così che l’ufficio si è trasformato in qualcosa di diverso. Da luogo fisico, staticamente inserito in un territorio specifico, a luogo basato non sugli spazi, ma sulle persone e sulle loro qualità. Tutto questo ha fatto scoprire enormi vantaggi, sia in termini produttivi che in termini di bilanciamento tra vita professionale e personale.

Perché allora ritornare in presenza?

Ci sono delle ottime ragioni per riportare le persone in presenza, almeno parzialmente. L’ufficio fisico è il luogo delle relazioni, delle accelerazioni, della prossemica e di quella socialità a cui non si può rinunciare perché è una componente sana del lavorare insieme. Soprattutto se parliamo di lavoro in team.

Ci sono inoltre alcuni dati che ci fanno capire meglio perché le persone vogliono tornare parzialmente in ufficio:

  • Il 60% perché vogliono proprio lavorare con il proprio team di persone
  • Il 46% perché vogliono poter incontrare i nuovi colleghi
  • Il 44% perché ritengono che in presenza la collaborazione sia più creativa

Ma, se tutti gli intervistati hanno motivato tutto ciò che incentiva il ritorno all’attività in presenza, hanno altresì sostenuto l’importanza e l’utilità del lavoro ibrido.

Le aziende stesse hanno capito che c’è un’irrinunciabile convenienza nel mantenere il lavoro ibrido, al  netto di alcuni rigurgiti di una mentalità antica che vede nella presenza l’efficienza e nel controllo orario il modello di una buona governance.

La verità è che il lavoro non sarà mai più lo stesso.

Secondo le indagini di Cisco, infatti:

  • il 57% prevede di essere in ufficio per 10 giorni o meno al mese
  • il 77% dei lavoratori sceglierà uno stile di lavoro flessibile
  • il 97% dei lavoratori desidera rendere il luogo di lavoro più sicuro

Questo non può non farci riflettere.

Lavoro ibrido, dimissioni volontarie ed Employer Branding

Questo fenomeno, iniziato nel pieno della pandemia e che continua ad imperversare senza cenno di arrestarsi, deve farci riflettere sulle politiche del lavoro che abbiamo adottato fino ad ora. Non si tratta solo di scelte salariali (che già è di per sé un termine arcaico), ma del tipo di offerta che le nostre aziende scelgono di dare alle proprie persone.

Quando in un’azienda il turn over comincia ad affacciarsi alle finestre, abbiamo un problema che dovremmo anticipare. Questa non è forse la sede per entrare nel dettaglio di un argomento complesso, ma, oggi più che mai, le aziende hanno la fortissima necessità di tenersi strette le persone che hanno ed evitare più possibile esodi costosi.

Per fare questo le aziende devono ragionare anche in termini di Employer Branding, ovvero la “reputazione come datore di lavoro”. Cosa rende attrattiva una posizione nella nostra  azienda? Perché è preferibile lavorare da noi  piuttosto che da un nostro competitor? È solo una questione di compenso o è la modalità di lavoro che è migliore?

Queste sono alcune delle domande che dovremmo farci.

E il lavoro ibrido è una di queste.

Che condizioni di lavoro offro al mio staff? Che strumenti metto loro a disposizione per vivere in modo sereno, efficace e funzionale il loro ruolo all’interno di un quadro produttivo complesso come quello di oggi?

Quello che basta non è sufficiente

Lo abbiamo detto molte volte, ma lo ripetiamo: per lavorare da casa basterebbe consegnare un laptop e una webcam ai propri dipendenti. Ma per fare lavoro ibrido in modo tale che funzioni sia per l’azienda che per le persone, quello che basta non è sufficiente.

Occorre una governance legata al lavoro da remoto, ma anche precise disposizioni riguardo alla sicurezza e di supporto al benessere della persona. Vogliamo evitare che il lavoro ibrido si trasformi in una nuova modalità di alienazione e di relazione disfunzionale quando  non distruttiva con e per il lavoro.

In altre parole vogliamo fare in modo che il lavoro ibrido venga gestito in modo illuminato, sicuro ed efficace.

Si può fare con la tecnologia, ma deve essere fatto con le persone.

Parlane con i nostri esperti, sia di organizzazione del lavoro che di tecnologie per l’hybrid work.

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