Dati in movimento, dati a riposo: quali sono davvero al sicuro?

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Il dato è il vero asset aziendale, per questo motivo parlare di sicurezza informatica non significa più solo difendersi dagli attacchi. Significa soprattutto saper proteggere ciò che muove il business ogni giorno: le informazioni. Ma non tutti i dati sono esposti allo stesso modo, e non tutti richiedono le stesse strategie di protezione. C’è una distinzione fondamentale, spesso trascurata ma decisiva: dati a riposo e dati in movimento.

Se i primi sono come documenti chiusi in un archivio, i secondi somigliano a pacchi in transito, affidati a un corriere che deve consegnarli senza interferenze. Entrambi sono vulnerabili, ma in modi diversi. Entrambi, però, meritano lo stesso livello di attenzione strategica.

Proteggere il dato a riposo

I dati a riposo (data at rest) sono quelli conservati su supporti fisici o digitali: server, dispositivi, database, archivi in cloud o locali. Sono dati che non vengono attivamente trasferiti, ma restano fermi in attesa di essere utilizzati. Ed è proprio questa apparente “staticità” a generare una falsa sensazione di sicurezza.

In realtà, le minacce non si fermano alla superficie. Un’infrastruttura mal configurata, un accesso non profilato, una password debole possono trasformare un archivio in una breccia.

Proteggere questi dati significa:

  • Crittografare le informazioni, in modo che siano illeggibili anche in caso di accesso non autorizzato.
  • Implementare controlli di accesso granulari, basati su identità e ruolo (principio del least privilege).
  • Monitorare gli accessi in modo continuo, rilevando tentativi anomali.
  • Prevedere backup sicuri, separati e immutabili, per proteggersi da ransomware e corruzioni.

La sfida, oggi, non è solo proteggere lo storage, ma rendere i dati intelligenti dal punto di vista della sicurezza, ovvero capaci di “autodifendersi” in base al contesto e alla sensibilità.

Difendere il dato in movimento

I dati in movimento (data in transit) sono quelli che viaggiano tra dispositivi, applicazioni, cloud, utenti. Sono le email che inviamo, le chat di lavoro, i file che sincronizziamo da remoto, le informazioni che passano da un microservizio all’altro in un’architettura moderna.

In un mondo iperconnesso e remoto, questi dati sono sempre più numerosi, veloci e distribuiti. Ma soprattutto, sono sempre più esposti.

Proteggerli significa:

  • Crittografare tutte le comunicazioni attraverso protocolli sicuri (HTTPS, TLS, VPN, etc).
  • Verificare l’identità delle fonti e delle destinazioni, anche tra macchine.
  • Applicare politiche di sicurezza alle API e ai flussi applicativi.
  • Monitorare in tempo reale i flussi di dati per rilevare comportamenti anomali, come esfiltrazioni sospette o flussi non autorizzati.

Un esempio concreto?
Immagina un file riservato che passa da un’app di file sharing interna a un dispositivo fuori rete. Se quel file non è cifrato e il dispositivo non è controllato, l’azienda ha perso il controllo del suo contenuto. E in un mondo regolato da normative sempre più stringenti (GDPR, NIS2, etc), questo non è un rischio da sottovalutare.

Un’unica visione: sicurezza orientata al dato

Quella che emerge è una visione chiara: il perimetro da proteggere non è più il network, ma il dato. Dove si trovi, come si muova, chi lo usi: tutto questo diventa fondamentale per applicare misure proporzionate ed efficaci.

Per questo, sempre più aziende stanno adottando approcci data-centrici, in cui la sicurezza segue il dato ovunque vada. Questo approccio è profondamente legato alla logica dello Zero Trust: non si presume mai che un dato sia “al sicuro” per definizione. Al contrario, si verifica costantemente chi vi accede, da dove, come, e se il comportamento rientra nelle aspettative.

Il risultato? Una maggiore resilienza, ma anche più consapevolezza. E questa, oggi, è forse la risorsa più preziosa in ambito cybersecurity.

Checklist: a che punto è la tua organizzazione?

Ecco alcune domande strategiche per capire se la tua azienda ha già una visione solida della protezione dei dati, o se è il momento di aggiornare l’approccio:

  • I dati sensibili sono crittografati a riposo? E quelli in transito?
  • Usiamo protocolli sicuri per le comunicazioni interne ed esterne?
  • I nostri backup sono immutabili e isolati logicamente?
  • Monitoriamo gli accessi e i flussi dati con strumenti di analisi comportamentale?
  • Le nostre policy tengono conto dei nuovi scenari di lavoro ibrido?

Dati in movimento e dati a riposo, prossimi passi: consapevolezza, strategia, azione

Ogni azienda ha un modo unico di gestire e far circolare i dati. Ma in qualunque contesto, vale una regola semplice: se il dato è importante per il business, allora va protetto in ogni fase della sua vita.

In ITCore Group aiutiamo le organizzazioni a costruire una strategia orientata al dato, attraverso soluzioni flessibili e personalizzate, valutando rischi, processi e obiettivi. Perché una vera cultura della sicurezza nasce da lì: dalla consapevolezza di cosa vale davvero la pena proteggere.

Hai bisogno di un confronto? Parliamone insieme.
Possiamo aiutarti a valutare lo stato attuale e definire i passi più adatti alla tua realtà.

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